SPIEGARE AI BAMBINI DI AVERE IL DIABETE. LA TESTIMONIANZA DI UNA MAESTRA.
Luana, diabete di tipo 1 e insegnante della scuola primaria, ha fatto conoscere il microinfusore ai suoi alunni, che si sono organizzati per esserle di aiuto.
Sono Luana, ho 57 anni, faccio l’insegnante in una Scuola Primaria del Comune di Borgo a Mozzano in provincia di Lucca. Da tanti anni i medici del Centro Diabetico di Lucca, mi invitavano a provare il microinfusore, essendo diabetica da una vita, ma io continuavo a non voler fare quell’esperienza. Quest’anno, dopo diverse vicissitudini, ho deciso di iniziare a fare il conteggio dei carboidrati e a indossare il microinfusore. Il 10 di giugno mi sono messa il microinfusore con mille riserve e tante domande ad Antonio, il mio referente Medtronic, e alla Dottoressa. Avevo tutta l’estate davanti a me per imparare a gestirlo e per pensare a una cosa che preoccupava me e il mio compagno: come fare durante le lezioni di scuola?
Durante i mesi, ho imparato a far funzionare il microinfusore e mi sono resa conto che la mia vita non era più così stressante. La notte dormivo tranquilla, andavo al mare, in piscina, in palestra e riuscivo a gestire meglio la mia glicemia. A settembre è iniziata la scuola, ho messo al corrente le colleghe del plesso del mio nuovo “aiutante”, ma speravo che i miei alunni non mi facessero tante domande! Premetto che il mio microinfusore suona, quando vuole la calibrazione, quando la glicemia supera i 200 o diminuisce sotto 70. Ho scelto un suono carino, ma si deve sentire! I primi giorni di scuola, i bimbi dicevano che c’era qualcosa che squillava, io rispondevo vagamente che era il cellulare. Con il passare dei giorni, le domande aumentavano, così mi sono decisa a parlare del microinfusore. Una mattina al primo squillo, ho riunito tutti vicino alla cattedra e ho spiegato che da un po’ di tempo avevo un amico che mi aiutava a stare meglio. I bimbi volevano sapere di più! Allora mi sono tolta il micro, gliel’ho fatto toccare, ho spiegato che il mio amico diceva quando avevo bisogno di mangiare una caramellina o quando non dovevo! Mi diceva che dovevo controllare quanto zucchero avevo nel mio sangue e mi metteva in mente di controllarlo. Gli alunni mi chiesero anche se la cannula era collegata alla pancia e io risposi di sì, mostrai loro l’attacco. Dopo un’ora erano soddisfatti, avevano chiesto tutti qualcosa, ma per loro l’importante era che io stessi bene. Mi dissero che anche loro ogni tanto avevano bisogno di una caramellina e che d’ora in avanti le avrebbero portate sempre in tasca, così in caso di necessità sarebbero stati pronti!
Sono trascorse diverse settimane da quella mattina e ora, se ogni tanto il microinfusore squilla, l’attività scolastica va avanti senza domande. Ah! Non vi ho detto che il mio “amico” si chiama Arturo… Perché in un gruppo tutti devono avere un nome! E io ci ho pensato un’estate. Con i bimbi è così, ti stupiscono sempre!
Luana
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